Forme, dimensioni e usi di contenitori e contenuti editoriali
Tutto ciò che serve è e sarà digitale,
tutto ciò che piace può essere e sarà di carta.
Ottavio di Brizzi
Introduzione
Libri, pubblicazioni periodiche, giornali, in generale le opere a stampa, hanno il loro posto di fruizione prediletta nel mondo dell’Editoria. Questo mondo è certo un’industria, che rappresenta oggigiorno un vero e proprio mercato. Eppure, non si limita a essere l’impresa di produzione e commercializzazione di contenuti editoriali riproducibili attraverso i media. Rappresenta piuttosto qualcosa di più profondo e irrinunciabile per la cultura umana.
L’editoria è più di ogni altra cosa un’arte. È il mondo della difesa della produzione del contenuto e del contenitore editoriale, nelle forme via via più adatte al contesto storico.
Con l’emergere di esigenze più complesse, relative alle forme del contenuto del sapere, si è evoluta la forma del contenitore. Dall’antico papiro (che conteneva spesso solo indicazioni di carattere commerciale e mercantile) si passò al foglio di carta (che racchiudeva testi più variopinti). Fino ad arrivare all’invenzione della stampa e della rilegatura moderne, che diedero la forma intramontabile al libro che noi tutti abbiamo imparato a maneggiare.
Giunti alla “perfetta” forma materiale di fruizione del contenuto editoriale, ciò che da allora in poi ha continuato a evolvere è stato proprio il contenuto. L’avvento delle tecnologie informatiche ha fatto sì che il contenuto, fino ad allora strettamente connesso al contenitore, avesse “vita propria” senza il supporto-libro. Molti studiosi e critici editoriali hanno visto in questo una vera e propria crisi della forma-libro. Si tratta tuttavia di una posizione ormai superata. Essa viene contraddetta dagli stessi eventi che hanno visto il libro sopravvivere alle – e con-vivere con le – forme di editoria digitale del XXI secolo.
Questione di forme
L’Editoria nasce in primo luogo come cornice protettiva del sapere. Essa racchiude in sé innumerevoli generi, svariate esperienze, una sconfinata sapienza. Come cornice, non solo preserva il proprio contenuto, bensì lo rende anche divulgabile e fruibile secondo codici condivisi.
Guardando all’Editoria in questo modo, è facile comprendere come, prescindendo dalla forma del contenuto che preserva, essa sia lo strumento prediletto di divulgazione. Ha come obiettivo quello di “impacchettare” al meglio un contenuto editoriale per renderlo perfettamente fruibile dalla società culturale.
La cornice-libro è stata definita in questo senso l’apice della forma materiale che fa da supporto al proprio contenuto. Il libro è perfettamente maneggiabile ed è “oggetto fisico” perché spazialmente e temporalmente presente in mano, in casa, su un comodino, un tavolo, una libreria. Il libro cartaceo sembrava essere il massimo punto di sviluppo tecnico per la trasmissione dei testi scritti – qualcosa di definitivo. Può tuttavia venir visto anche solo come una tappa di un percorso editoriale che si vota sempre più al mondo del digitale.
C’è chi difende la forma-libro come l’arrivo tecnico della cornice editoriale. C’è chi invece vede nelle forme digitali dei nuovi supporti virtuali il futuro dell’Editoria. Tra di loro si insinua una terza posizione. Questa scorge nel rapporto tra supporto fisico e supporto virtuale una riformulazione del contenuto editoriale di cui partecipano il cartaceo e il digitale.
Questione di dimensioni
Vengono comunemente indicate nella storia dell’Editoria tre grandi rivoluzioni. Il passaggio dal rotolo al codex (IV-V secolo), dal codex al libro unitario (XIV secolo), e l’invenzione della stampa e dei caratteri mobili (XV secolo). Tuttavia, con l’avvento dell’Editoria digitale e dei supporti elettronici, si ha oggi l’impressione di star vivendo una “quarta rivoluzione”. È infatti così che Gino Roncaglia definisce il passaggio dal supporto-libro al supporto-e-book. Ma si tratta di una vera e propria rivoluzione?
Nel leggere le pagine del suo libro, La quarta rivoluzione, si può comprendere come in realtà sia più corretto parlare di una ri-mediazione del contenuto editoriale. La manipolazione e il peso dell’oggetto-libro costituiscono la conoscenza istintiva che il fruitore ha dello stesso. Con il passaggio dal contenuto materiale al contenuto virtuale, la cornice-libro passa dalla tridimensionalità delle pagine rilegate alla bidimensionalità dello schermo del lettore e-book. Questo passaggio abolisce di fatto tutte le altre superfici, facendo prevalere solamente quella frontale. Tuttavia, nel lettore e-book la dimensione della cornice rimane pressappoco la medesima. Questo perché il vero quid che fa del libro la perfetta forma di fruizione materiale del contenuto editoriale è la sua dimensione.
Il lettore e-book può venire preferito al libro cartaceo perché trova la sua “comodità di utilizzo” in dimensioni che si avvicinano a quelle del libro. Esso sgrava il lettore dal peso dell’oggetto fisico, “simulando” allo stesso tempo la maneggevolezza dimensionale della forma-libro. Altri dispositivi, come tablet e smartphone, possono venire utilizzati per leggere libri. Non hanno però il loro fulcro in questo uso. In un contesto digitale, nella battaglia per l’attenzione, il fascino del libro risulta molto debole, e tali device risultano scomodi per una fruizione libraria. Viene preferito il tablet per la consultazione di riviste e quotidiani, che di regola presentano dimensioni più grandi rispetto al libro. Come tradizionalmente il tablet ha dimensioni più importanti rispetto allo smartphone e al lettore e-book.
Cosa significa tutto ciò? Significa che la trasposizione del contenuto editoriale dal cartaceo al virtuale rincorre inesorabilmente il cartaceo, per quanto riguarda il valore d’uso del contenuto. Esso non risiede tanto nella fattura del supporto, quanto piuttosto nella dimensione dell’interfaccia dello stesso. È raro osservare una persona leggere un intero libro all’interno del proprio smartphone. È invece più comune ormai vedere utilizzare un lettore e-book e un tablet per la lettura rispettivamente di libri e di quotidiani.
Proprio in questi aspetti risiede il senso di quella ri-mediazione che scorgiamo tra le pagine di Roncaglia. La forma-libro non rincorre alcun altro tipo di medium, perché di fatto si impone come medium tradizionale e perfetto nel suo valore d’uso. Altri media innovativi, invece, plasmano le loro forme sulla forma materiale del libro. Essi reinterpretano l’utilizzo del contenuto editoriale sulla base di una tradizione salda, che avrà grosse difficoltà a essere abbandonata.
Conclusione
Da quanto spiegato, risulta chiaro come una “crisi del libro” vera e propria non vi sia di fatto mai stata. Nel 2010 si temeva che il futuro dell’Editoria divenisse esclusivamente digitale, con una totale disintermediazione rispetto alla forma-libro a favore di altri supporti elettronici. Il peso, le modalità di utilizzo e i valori che i lettori attribuiscono al concetto libro hanno però fatto prevalere la forma materiale. Una forma che si colora di aspetti trasversali che un mero file di testo all’interno di un supporto elettronico non potrà mai avere.
L’e-book rappresentava nel 2017 un piccolo pezzo dell’industria editoriale (circa il 20%). Ciò è legato al fatto che l’e-book ha solo valore d’uso. Il restante 80% del mercato è rappresentato da un mondo più ampio, che non si riduce solamente al valore d’uso. L’ultimo periodo mostra un avvicinamento dei valori percentuali tra mondo cartaceo e digitale. Ciò testimonia l’andamento di sviluppo parallelo che la ri-mediazione stabilisce tra i due mondi.
Nei valori che attribuiamo a un libro troviamo un complesso e vasto insieme di valori simbolici. Acquistiamo un libro per molti motivi, non solo perché lo vogliamo leggere linearmente. Se la motivazione che ci porta all’acquisto di un libro è legata al suo valore d’uso lineare, possiamo decidere di scaricare un e-book. Il valore dell’e-book risiede nel suo utilizzo come testo; un testo che però si presta a una lettura esclusivamente lineare.
Noi acquistiamo un libro per documentarci, per studiare, effettuare una serie di letture trasversali che viaggiano nello spazio del libro cartaceo. Tali letture danno quel senso di spazio-tempo che un e-book non potrà mai conferire. Non da ultimo ci piace infinitamente conservarlo nella nostra libreria, muoverci per riprenderlo, toccare la copertina, sfogliarne le pagine, sentirne l’odore e il suono.
Fonti
- Ottavio di Brizzi, Corso in Editoria Multimediale, A.A. 2017-2018, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna.
- Marco Cursi, Le forme del libro. Dalla tavoletta cerata all’e-book, Il Mulino, Bologna, 2017.
- Gino Roncaglia, La quarta rivoluzione. Sei lezioni sul futuro del libro, Laterza, Bari, 2010.
- Per le percentuali di mercato relative agli ambiti dell’editoria digitale e dell’editoria cartacea si fa riferimento a dati ISTAT del 2017.
- https://www.istat.it/it/archivio/236320, ultima consultazione 6 settembre 2021.
Tommaso Murgia
Tommaso è Direttore Creativo, Front End Developer, Social Content Creator e Web Editor per VIA – Vivere in Alto. Appassionato di tecnologia, editoria e scienze umanistiche, i suoi interessi spaziano dalla composizione musicale al mondo della filosofia e delle neuroscienze.