Nuove forme di narrazione
«Dove sono i romanzi di un tempo, ampi e maestosi come fiumi a valle, nitidi e lineari come un paesaggio ben disegnato?». A suggerirci questa domanda è Giulio Lughi, curatore di una collana di librogame edita dalla casa editrice EL di Trieste alla fine degli anni Ottanta. Eppure ci sembra attualissima.
Vediamo da dove nasce e qual è la riflessione che la sottende:
Certo oggi cinema, fumetti, serial televisivi sembrano aver innescato una diversa sensibilità narrativa, che procede a grossi tagli puntando l’attenzione su singoli momenti della storia, procedendo scena per scena, immagine per immagine, piuttosto che lungo le linee del discorso secondo una sintassi che incontra un pubblico ormai culturalmente pronto a operare secondo un’estetica da telecomando che lo spinge a muoversi nell’universo comunicativo, pescando con disinvoltura frammenti narrativi e di informazione in funzione di una sua, personale, onnivora compilation. È in questo contesto che il librogame trova la sua naturale collocazione. Il lettore può saltare da una situazione all’altra, può scegliere un percorso individuale all’interno della vicenda, può pilotare i colpi di scena. La frantumazione della storia diventa il principio stesso del procedimento narrativo, lasciando al lettore la possibilità di mettere in gioco tutta la sua immaginazione e il piacere del rischio.
Longo M., L’alba del librogame di Giulio Lughi
Forse tutto ciò non è proprio nuovo, come Lughi stesso afferma:
Il gusto combinatorio, che spinge a giocare con gli elementi del testo (lettere, parole, pagine), è di evidente derivazione cabalistica e percorre tutto il nostro Rinascimento fino a sbocciare nei borgesiani sentieri che si biforcano nelle pagine di Queneau e dei suoi amici dell’OULIPO (Ouvroir de Littérature Potenzielle: Officina di Letteratura potenziale) nonché nel Calvino del Castello dei Destini Incrociati. Esso si basa sulla convinzione che sotto la superficie del testo si cela un denso spessore di significati, che attendono l’intervento di chi legge per essere portati alla luce.
Longo M., L’alba del librogame di Giulio Lughi
La novità consiste, piuttosto, nell’avvento e nello sviluppo delle tecnologie digitali che hanno modificato le abitudini delle persone e il loro modo di comunicare, così come quello di raccontare e di fare arte.
Determinanti, in questo senso, gli studi di Lev Manovich, scrittore statunitense che si propone di analizzare e comprendere «il linguaggio dei nuovi media», entro la storia delle moderne culture visive e mediali.
Partendo dagli anni Trenta del XIX secolo, con la macchina analitica di Babbage e il dagherrotipo di Daguerre, egli tenta di dimostrare come i nuovi media rappresentino il punto di convergenza di due traiettorie storiche separate: l’informatica e le tecnologie mediali; e come la sintesi di queste due vicende culturali sia la traduzione di tutti i media preesistenti in dati numerici accessibili tramite computer, da qui “i nuovi media”.
Sarà interessante, a questo punto, andare ad approfondire le principali conseguenze di questa rivoluzione mediale in relazione alle caratteristiche fondamentali dei nuovi media: l’interattività e la transmedialità.
In particolare, con Jens Jensen, uno degli autori che hanno maggiormente indagato il rapporto tra interattività e audiovisivo, prenderemo in considerazione le quattro tipologie di interattività da lui distinte in: trasmissiva, conversazionale, consultativa e registrativa. Esporremo quindi degli esempi pratici per ognuna di esse. La stessa cosa faremo nell’analizzare i vari tipi di progetti transmediali definiti da Gary Hayes, uno dei pionieri del transmedia storytelling, in base al livello di ridondanza dei contenuti sui diversi asset.
Cercheremo anche di far notare come alcuni dei principi costitutivi dei nuovi media, legati alla logica del database (che analizzeremo in rapporto alla narrazione), si possano ritrovare nelle tecnologie dei media preesistenti come, ad esempio, il cinema; e come la computerizzazione offra nuove possibilità per lo sviluppo dello stesso linguaggio filmico. Tutto ciò attraverso un breve excursus storico che ci porta ai giorni nostri e ai nuovi fenomeni sociali, caratterizzanti il contesto culturale contemporaneo.
In definitiva, la comparsa di un nuovo mezzo espressivo, il computer digitale, ha dato vita, negli ultimi decenni, a una vera e propria rivoluzione mediale e culturale. Ma per comprendere la portata di tale rivoluzione, bisogna capire la logica che ha guidato lo sviluppo del linguaggio dei nuovi media nella storia delle moderne culture visive e mediali, cercando di cogliere le affinità e le differenze tra le nuove forme espressive e i linguaggi precedenti.
Olimpia Piccolo
Olimpia Piccolo, nata a Marano (NA) nel 1964, ha studiato Teologia, conseguendo il Magistero in Scienze Religiose. Insegna religione nella scuola primaria. Da sempre appassionata di scrittura, le sue prime due pubblicazioni (Non è mai tardi, Il Filo, 2009; A piedi nudi sulla sabbia, Homo Scrivens, 2014) sono storie autobiografiche. Nel 2021 si laurea in Lettere, indirizzo “Cinematic arts, Film and Television production” con la tesi La logica del database e l’ipertesto: interattività nella letteratura e nei media audiovisivi.